Evento di "Meccaniche della Meraviglia Ventennale".
Personale di Seni Awa Camara a cura di Fondazione Sarenco e TO. Foundation.
L’incontro con un villaggio e la sua sciamana Seni Camara; L’incontro con straordinarie sculture di Dee Madri ed archetipi ancestrali, terrecotte impregnate dello “spirito dell’Africa”. Tra polvere, bambini e polli la scultrice-sciamana declina il “normale” quotidiano scalza, senza acqua né luce elettrica. Parla solo wolof ed ecco, che in quella miseria, prende vita un mondo incantato.
Camara è una scultrice tra le più importanti e significative del panorama artistico non solo africano, conosciuta a livello internazionale. Queste sue splendide sculture sembrano venire direttamente dal centro stesso della Terra. Nel 1989 il Centro G. Pompidou di Parigi firmò una mostra che fece cambiare, nel mondo occidentale, la percezione dell’arte africana: “Les magiciennes de la terre”. Da quel momento e grazie anche al testo di Louise Bourgeois, che definì Seni Camara “la maggior scultrice contemporanea”, la leggenda ebbe inizio. Leggendaria divenne persino la sua persona, alimentata dal voluto isolamento,
Leggendaria la sua vita di “sciamana”, disinteressata a tutto ciò che non rientra nel “suo universo”. Una donna che conosce profondamente l’essere umano e le sue spinte emotive profonde. Rappresentante della società Diola, Seni Camara incarna l’anima intima dell’Africa, le sue spendide e terribili contraddizioni. La scultrice non ha avuto figli, ma è madre di un intero villaggio che accudisce e protegge. Ha affidato alle sue opere il compito di mostrare il grande mito ancestrale della Maternità con tutte le teste degli infiniti figli che fioriscono da Lei; Un corridoio verso il mondo animista che ci circonda, una via per ritornare all’Origine. La stessa nascita delle sue opere è un rito sciamanico. La terra ha forma antropomorfa; Il bosco diventa il forno dove “nascono” le sue creature. Una danza frenetica, i gesti e le parole da “sacerdotessa” fanno da levatrici a queste “nascite creative”. Quando tutto si compie, l’accompagnano a casa opere cariche dello Spirito degli Antenati e della Madre Africa. Alla fine resta l’argilla. Alla fine, l’argilla resiste.
Nata a Bignona (Senegal) nel 1945 è un’artista di etnia Diola, che non ha mai lasciato la propria terra natale, essendoci profondamente legata. È una delle più importanti scultrici africane contemporanee, va ricordata la sua partecipazione alla mostra Magiciens de la terre del 1989 al Centre Pompidou di Parigi. Unica scultrice del suo villaggio, cuoce i suoi lavori nella foresta, in una buca, secondo riti sciamanici ancestrali e misteriosi, ai quali nessuno può assistere. Il suo lavoro si basa su questo: svelare verità, rivelare la vera natura dell’essere umano, messo a nudo nel proprio animo. L’uomo, appunto, ha dimenticato da dove viene, sta scappando. “Quando quaranta piccoli mostri si aggrappano a una madre incinta è perché stiamo tutti fuggendo da qualcosa!”.