Scritto negli anni Trenta da Aldo De Benedetti, "Due dozzine di rose scarlatte" è un gioiello della drammaturgia contemporanea italiana. Proposto inizialmente per Vittorio De Sica e Giuditta Rissone, è una di quelle pièce argute ed eleganti in cui il gioco delle coppie si mostra come un imprescindibile motore narrativo. In un matrimonio fin troppo fedele, la moglie comincia a sentire voglia di evasione e organizza un viaggio da sola, il marito - complice l'amico avvocato - ne approfitta per tentare di avvicinare una bella contessa inviando due dozzine di rose scarlatte con lo pseudonimo "mistero".
Ma il mazzo per errore arriverà alla moglie. Da questo equivoco si sviluppa una storia parallela sul desiderio e la necessità di sognare, un percorso che ci fa riflettere sorridendo sulle nostre debolezze. Il fascino di questa commedia, giocata da personaggi straordinariamente disegnati, risiede nella sua leggerezza, nel linguaggio dinamico ed effervescente, nella trama mai superficiale, nel gioco degli equivoci, condotto con raffinata abilità. Un testo brillante e divertente, ma che nasconde quell'infelicità e quell'insoddisfazione che spesso accompagnano l'essere umano costringendolo ad una vita claustrofobica, in attesa che, prima o poi, arrivi qualcosa di nuovo a riaccendere una scintilla di vita.