L’idea muove da un capolavoro della pittura bresciana del Rinascimento, la “Sala delle Dame”, decorata da Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, e dalla sua bottega, in occasione del fastoso matrimonio tra il conte Gerolamo I Martinengo di Padernello e la marchesa Eleonora Gonzaga del ramo di Sabbioneta. La Sala è custodita nel più grandioso dei privati palazzi di Brescia (Martinengo di Padernello/della Fabbrica, poi Salvadego).
Il suggestivo ambiente, che trasforma lo spazio chiuso in una misura scenica aperta, è stato scelto per la suggestione, la bellezza, i messaggi contenuti, ma anche come simbolo di tutto quel patrimonio artistico per il quale vennero adottate misure di salvaguardia nel corso dell’ultimo conflitto bellico. Quest’opera di tutela si tradusse in decreti e circolari riguardanti, in particolare, la predisposizione di un «Piano di mobilitazione delle opere d’arte in caso di guerra» al quale seguì un programma più esteso che includeva «la protezione in situ dei monumenti e delle opere d’arte difficilmente removibili». In questo contesto entrò in campo la pianura e i suoi luoghi silenziosi, come Villa Fenaroli a Seniga, il Castello di Padernello, Villa Lechi di Erbusco, il Convento dei Carmelitani Scalzi di Adro o ancora il Collegio missionario di Saiano.
Nel Castello di Padernello vennero custoditi gli stacchi dei dipinti delle pareti della “Sala delle Dame”, sezionati, attraverso un’ardita operazione, dal restauratore Ottemi della Rotta coadiuvato da Paolo e Giuseppe Bertelli. Il Castello risultò fondamentale anche per la protezione dei grandi teleri dedicati ai “pitocchi”, brani di vita quotidiana che Giacomo Ceruti seppe trasformare in scene di grande forza espressiva.
La filosofia della mostra muove quindi dal tema delle «dimore che curano», residenze silenziose di campagna. Le loro mura, anche se per un breve periodo, sono state testimoni delle prime operazioni di messa in sicurezza e della tutela delle opere d’arte mobili, difendendone nel contempo la memoria e la storia ad esse legate.
La mostra è resa possibile grazie alla collaborazione della famiglia Salvadego Molin Ugoni, che ha avuto cura del prezioso ambiente dedicato alle “Dame” attraverso iniziative di restauro e valorizzazione.
L’esposizione si snoda in un percorso di immagini, suggestive fotografie e ricostruzioni in cinque sezioni ospitate negli spazi al piano nobile del Castello.
Ingresso e visita guidata alla mostra con prenotazione obbligatoria.
Biglietti: clicca qui
Il Castello è visitabile solo con visita guidata.
La prenotazione è fortemente consigliata.
T: +39 030 9408766
info@castellodipadernello.it